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L'Adige - Rubrica "Lettere e Commenti" lunedì 4 luglio 2016

Tutti parlano di Bondone e la discarica di Sardagna?

Gentile Direttore,

in questi ultimi giorni abbiamo assistito nella sua rubrica della posta dei lettori ad un crescente dibattito sul rilancio turistico del Bondone, con spunti e riflessioni talvolta anche interessanti ma in nessuna delle missive viene citato uno dei principali problemi della montagna di Trento: la discarica Sativa di Sardagna, un vero e proprio scempio ambientale proprio sulle pendici del Bondone a ridosso del capoluogo.
Per chi non conoscesse le vicende del sito, cerchiamo di riassumerle il più possibile. Ex cava a servizio dell’impianto Italcementi di Piedicastello, a partire dal dopoguerra subisce una coltivazione selvaggia (a quei tempi la coscienza ambientale era infatti pari a zero) che negli anni ’70 causa addirittura una frana a Sardagna. Come molti siti minerari dismessi, diventa poi discarica in teoria di inerti ma in pratica di rifiuti pericolosi e non autorizzati che portano all’inchiesta Tridentum, con conseguente sequestro della discarica e condanna del sig. Simone Gosetti (all’epoca amministratore delegato di Sativa, operatore della discarica). La discarica viene poi “sanata” grazie agli articoli 86ter e 86 quater del Testo Unico provinciale sulla tutela dell’ambiente dagli inquinamenti, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale del dicembre 2014 abbia dichiarato incostituzionali gli articoli in questione, ma ciò non ha impedito agli uffici legali della Provincia di ritenere la “sanatoria” della discarica comunque valida, grazie a cavilli e codicilli giurisprudenziali sui quali non abbiamo competenza per dibatterne.

Ora la cosa preoccupante, gentile direttore, è che mentre molti dibattono sul rilancio turistico del Bondone pare sia in corso un’azione di riapertura della discarica che consenta a Sativa di riprendere i conferimenti (circa 500.000 t pari a oltre 10 anni di operatività) per porre un freno ad una fantomatica frana in movimento a ridosso del sito. Ed è per questo che - supportati da un discreto numero di cittadini di Sardagna - abbiamo deciso di dare vita nel gennaio del 2015 al Comitato di Sardagna per la salvaguardia e tutela della salute pubblica, per svolgere un ruolo di informazione e sensibilizzazione sulla problematica della discarica. Ebbene, dopo un anno e mezzo di attività, abbiamo constatato che tutte le istituzioni locali - dalla Provincia alla Circoscrizione passando per il Comune - sembra appoggino questa iniziativa di ripresa dei conferimenti. Tralasciando il ruolo preponderante di Provincia e Comune, la cosa che più ci stupisce è l’atteggiamento della Circoscrizione della nostra minuta frazione (si ricorda che a Sardagna alle ultime amministrative ne è scaturita una maggioranza Civica 4 Contrade – Upt/Cantiere con Pd all’opposizione, unico caso in tutto il Comune di Trento), un atteggiamento per certi versi intransigente che vede nei nuovi conferimenti l’unica via per una soluzione definitiva della discarica.

La posizione del nostro Comitato, espressa pubblicamente e in piena trasparenza, è invece quella di recuperare il sito senza ricorrere ad ulteriori nuovi conferimenti anche se non ci riteniamo depositari della verità o della migliore soluzione possibile, ma la cosa che ci lascia più perplessi è la seguente. Come può la Circoscrizione di Sardagna non prendere posizione nei confronti di un’attività ad alto impatto ambientale, che produce polveri, rumore (e speriamo non ulteriore inquinamento), che non ha alcuna ricaduta positiva sul territorio (anzi) che non contribuisce certo al rilancio turistico né tantomeno alla creazione di posti di lavoro per la comunità? In estrema sintesi, come si può approvare tutto questo mentre si dibatte di rilancio del Bondone? Sardagna a nostro umile avviso ha già dato!


Il Comitato di Sardagna per la Salvaguardia e Tutela della Salute Pubblica e del Territorio

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