Tutti
parlano di Bondone e la discarica di Sardagna?
Gentile Direttore,
in questi ultimi giorni abbiamo
assistito nella sua rubrica della posta dei lettori ad un crescente dibattito
sul rilancio turistico del Bondone, con spunti e riflessioni talvolta anche
interessanti ma in nessuna delle missive viene citato uno dei principali
problemi della montagna di Trento: la discarica Sativa di Sardagna, un vero e
proprio scempio ambientale proprio sulle pendici del Bondone a ridosso del
capoluogo.
Per chi non conoscesse le vicende
del sito, cerchiamo di riassumerle il più possibile. Ex cava a servizio
dell’impianto Italcementi di Piedicastello, a partire dal dopoguerra subisce
una coltivazione selvaggia (a quei tempi la coscienza ambientale era infatti
pari a zero) che negli anni ’70 causa addirittura una frana a Sardagna. Come
molti siti minerari dismessi, diventa poi discarica in teoria di inerti ma in
pratica di rifiuti pericolosi e non autorizzati che portano all’inchiesta
Tridentum, con conseguente sequestro della discarica e condanna del sig. Simone
Gosetti (all’epoca amministratore delegato di Sativa, operatore della discarica).
La discarica viene poi “sanata” grazie agli articoli 86ter e 86 quater del
Testo Unico provinciale sulla tutela dell’ambiente dagli inquinamenti,
nonostante una sentenza della Corte Costituzionale del dicembre 2014 abbia
dichiarato incostituzionali gli articoli in questione, ma ciò non ha impedito
agli uffici legali della Provincia di ritenere la “sanatoria” della discarica
comunque valida, grazie a cavilli e codicilli giurisprudenziali sui quali non
abbiamo competenza per dibatterne.
Ora la cosa preoccupante, gentile
direttore, è che mentre molti dibattono sul rilancio turistico del Bondone pare
sia in corso un’azione di riapertura della discarica che consenta a Sativa di
riprendere i conferimenti (circa 500.000 t pari a oltre 10 anni di operatività)
per porre un freno ad una fantomatica frana in movimento a ridosso del sito. Ed
è per questo che - supportati da un discreto numero di cittadini di Sardagna -
abbiamo deciso di dare vita nel gennaio del 2015 al Comitato di Sardagna per la
salvaguardia e tutela della salute pubblica, per svolgere un ruolo di
informazione e sensibilizzazione sulla problematica della discarica. Ebbene,
dopo un anno e mezzo di attività, abbiamo constatato che tutte le istituzioni
locali - dalla Provincia alla Circoscrizione passando per il Comune - sembra
appoggino questa iniziativa di ripresa dei conferimenti. Tralasciando il ruolo
preponderante di Provincia e Comune, la cosa che più ci stupisce è
l’atteggiamento della Circoscrizione della nostra minuta frazione (si ricorda
che a Sardagna alle ultime amministrative ne è scaturita una maggioranza Civica
4 Contrade – Upt/Cantiere con Pd all’opposizione, unico caso in tutto il Comune
di Trento), un atteggiamento per certi versi intransigente che vede nei nuovi
conferimenti l’unica via per una soluzione definitiva della discarica.
La posizione del nostro Comitato,
espressa pubblicamente e in piena trasparenza, è invece quella di recuperare il
sito senza ricorrere ad ulteriori nuovi conferimenti anche se non ci riteniamo
depositari della verità o della migliore soluzione possibile, ma la cosa che ci
lascia più perplessi è la seguente. Come può la Circoscrizione di Sardagna non
prendere posizione nei confronti di un’attività ad alto impatto ambientale, che
produce polveri, rumore (e speriamo non ulteriore inquinamento), che non ha
alcuna ricaduta positiva sul territorio (anzi) che non contribuisce certo al
rilancio turistico né tantomeno alla creazione di posti di lavoro per la
comunità? In estrema sintesi, come si può approvare tutto questo mentre si
dibatte di rilancio del Bondone? Sardagna a nostro umile avviso ha già dato!
Il Comitato
di Sardagna per la Salvaguardia e Tutela della Salute Pubblica e del Territorio
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